Dai un’occhiata alle felpe della Nazionale Italiana anni 70 e 80; alle felpe di squadre di calcio italiane e estere o la felpa della New Team di Holly e Benji. Pongo una questione di tempi, perché i tempi, rispetto anche alle motivazioni di quella mobilitazione civile pacifica, ma determinata e importante di seicento pescatori delle marinerie che orbitano attorno al comprensorio di Capo Frasca sono dirimenti. I tempi sono che nel 1999, allorché di fronte alla mobilitazione dei pescatori prevalentemente delle marinerie di Capo Teulada, si diede una risposta a quei lavoratori del mare, si è creata contestualmente una palese discriminazione nei confronti di altri lavoratori del mare che vivono e operano in condizioni simili, se non addirittura peggiori; poi per sommi capi spiegherò il perché. Ecco una condizione con la quale si divide perfettamente a metà un territorio, nel quale una parte in particolare, mi riferisco soprattutto in questo caso ai pescatori di Arbus, non può neanche andare a rifornire i mezzi; è una situazione rispetto alla quale mi pare davvero assurdo che nel 1999 nessuno pensò che forse era il caso di non creare questa discriminazione.
I tempi sono che il 27 ottobre del 2015, la Commissione difesa aveva approvato all’unanimità – sottolineo all’unanimità – con il parere favorevole del Governo, a cui va riconosciuta questa intenzione e questa volontà, una risoluzione molto netta e dettagliata, che peraltro prendeva atto ancora della storia che si è sviluppata in altre marinerie dal 1999 a oggi, ovvero anche – io non ho paura a dirlo – di abusi di un diritto al risarcimento e all’indennizzo determinati. Dal mondo del calcio abbiamo ricevuto grande solidarietà. Va riconvertito l’uso di quella penisola, di quella lingua di terra e di basalto, va riconvertito l’uso delle strutture che lì ci sono, che potrebbero servire all’economia civile, persino a quella turistica; va lasciata libera la popolazione di autodeterminare il proprio sviluppo economico in una terra bellissima, ricca di storia, all’incrocio fra il passaggio dei Fenici, dei Romani e la grande epopea del Giudicato di Arborea.
L’accusata, ora in libertà dopo anni di carcere, dovrebbe risarcire il danno al malcapitato, che finora resta in attesa della somma prevista.000 euro per il completamento del restauro di dieci arazzi cinquecenteschi, e ora sponsorizzerà questa grande mostra itinerante.873 addetti, per 4 miliardi di fatturato, ossia il 12% export toscano. Quindi io non ho paura qui a dire che chi sostiene, come me, come noi, da sempre, apertamente, la lotta, la rivendicazione dei lavoratori, così come sostiene da sempre convintamente la lotta per la liberazione dell’isola dalle servitù militari, si schiera dalla parte dei pescatori veri, di quelli che in questi giorni hanno avviato quella lotta e la stanno sostenendo da dieci giorni in maniera coraggiosa, importante, anche pagando di tasca il lucro cessante, l’attività cessante; Franco, Raffaele, Gabriele, che in questi giorni stanno organizzando una lotta che non è scontata nella sua esposizione civile e pacifica e non è scontata perché c’è un livello di esasperazione e di impoverimento dei lavoratori su quel territorio che potrebbe portare tranquillamente a reazioni meno composte e meno civili. Il calcio è uno degli sport più popolari al mondo e ha il potere di unire milioni di persone attraverso la passione per la squadra del cuore.
MATTEO MANTERO. Presidente, siamo ancora qui in quest’Aula a parlare di azzardo, perché l’azzardo in Italia causa 1 milione di malati e 2 milioni di giocatori a rischio, che quindi sono in pericolo di ammalarsi anch’essi. E allora il loro castello di carte si smonta, e si rendono conto che il loro marito, la loro moglie, il loro figlio sono giocatori patologici, e che si sono giocati tutti i loro risparmi, si sono spesi tutta la liquidazione in scommesse; magari si rendono conto che il marito, il partner ha perso il lavoro da diversi mesi e la mattina, quando esce di casa, invece che andare in ufficio va nella sala giochi o nella sala scommesse. Dietro quelle persone ci sono 3 milioni di famiglie che rischiano di svegliarsi in un incubo, perché i familiari sono quasi sempre gli ultimi a rendersi conto del problema, e quando lo fanno lo fanno in maniera traumatica, lo fanno andando a sbattere contro un muro. Lo fanno magari passando il bancomat al supermercato, e la cassiera gli dice: non c’è credito; lo fanno quando li chiama il direttore della banca e gli dice: il conto è in rosso; lo fanno quando gli arriva una cartella di Equitalia e scoprono di avere migliaia di euro di tributi arretrati da pagare.
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